L”ormone della socialità’, la ‘vasopressina’, potrebbe aiutare a risolvere alcuni dei sintomi chiave dell’autismo, i problemi di comunicazione e interazione con gli altri, ma anche i deficit di ‘empatia’, cioè la difficoltà a capire gli altri e le loro intenzioni da uno sguardo, e i comportamenti ripetitivi.
È la promessa che arriva da due trial clinici indipendenti entrambi pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine: fondamentale in entrambi i casi è risultata la regolazione della concentrazione di questo ormone nel cervello, già noto per la sua influenza sui comportamenti sociali nei mammiferi, anche se restano da chiarire i meccanismi precisi del suo funzionamento.
Il primo trial, che ha coinvolto 223 maschi adulti con la malattia, è stato condotto da Paulo Fontoura della Roche col farmaco sperimentale ‘balovaptan’, che ha come target il recettore della vasopressina. Il secondo trial, su 30 bambini autistici di 6-12 anni, è stato condotto in Usa da Karen Parker della Stanford University con uno spray nasale a base di vasopressina, somministrato in tre diverse dosi per 4 settimane solo a metà del campione mentre gli altri bimbi hanno ricevuto uno spray placebo.
Ebbene le capacità di interazione e altri aspetti come l’ansia, i comportamenti ripetitivi e le capacità empatiche dei bimbi sono state valutate prima e dopo la terapia e si è visto con dei test ad hoc (usati normalmente dai clinici che si occupano di autismo) un miglioramento oggettivo del quadro clinico dei bambini che hanno assunto vasopressina. Trial successivi serviranno a confermare il dato e a valutare la dose migliore di vasopressina per ottenere gli effetti maggiori possibili.