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Diagnosi e Terapie per la sindrome dell’anca a scatto – Sede di Salerno

 

DIAGNOSI
La radiografia è l’esame di primo livello nell’anca a scatto, perchè permette di escludere l’esistenza di dismorfismi ossei e di cause intra-articolari grossolane (come una condromatosi o un corpo mobile calcifico).
Se l’esame obiettivo del malato ha condotto al sospetto di una forma extra-articolare, l’ecografia statica e dinamica (cioè durante l’esecuzione del movimento che profuce lo scatto) consente di identificare con certezza la struttura che scatta (fascia lata o ileopsoas).
Se l’esame obiettivo orienta invece verso una forma intra-articolare, esami altamente specifici quali la TAC e la artro-RMN sono indicati per valutare la presenza di distacchi labrali, corpi mobili piccoli o non radio-opachi.
 

TERAPIA
Uno scatto extra-articolare non doloroso e saltuario non richiede terapie particolari.
Spesso il disturbo va scomparendo gradualmente così come è insorto.
Quando invece si associ a disturbi dolorosi, va sempre trattato.
Ben altra considerazione merita lo scatto intra-articolare: il suo misconoscimento può portare a graduale deterioramento dell’articolazione, fino a danni irreversibili (artrosi dell’anca, coxartrosi secondaria).
Ecco perchè un anca che scatta dovrebbe sempre essere sottoposta a visita specialistica, perlomeno se il disturbo non si risolve spontaneamente in poche settimane. L’anca a scatto extra-articolare richiede essenzialmente un trattamento riabilitativo finalizzato ad allungare le strutture che scattano: una volta detese, anche lo scatto si risolverà.

Gli esercizi di stretching della fascia lata sono dunque indicati nelle forme esterne, mentre quelli di stretching dell’ileopsoas sono indicati nelle forme interne.
In caso di borsite associata la principale cura è il riposo funzionale, che deve essere protratto per tutto il periodo dell’ infiammazione:
– molto utile anche l’uso di ghiaccio, pomate locali e farmaci antinfiammatori;
– utile anche la terapia fisica, con gli ultrasuoni, la tecar e il laser hilt
– se il dolore e il gonfiore sono notevoli e resistenti alla terapia, il medico potrà effettuare un’infiltrazione intrabursale ecoguidata di ossigeno-ozono o cortisonica per ridurre l’infiammazione locale e permettere una migliore riabilitazione.

Solo eccezionalmente si ricorre alla chirurgia per sopprimere uno scatto refrattario ad ogni terapia incruenta.In questo caso la detensione del tendine o della fascia troppo contratta permette di eliminare il disturbo. La maggior parte di questi interventi può essere convenientemente eseguita in artroscopia.
Nelle rare forme intra-articolari l’indicazione è sempre chirurgica: l’artroscopia oggi permette di rimuovere la maggior parte dei corpi mobili in modo veramente mini-invasivo.
Solo pochissimi casi richiedono ancora un intervento chirurgico tradizionale.

 

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