Chi ha più di cinquant’anni se lo ricorda bene quel modo spensierato di abbronzarsi, quando con le amiche ci si confrontava sull’ultima ricetta per rendere la pelle sempre più scura. Poi la ricerca scientifica ha dimostrato i rischi di un’esposizione esagerata, e per non incorrere in guai seri abbiamo imparato a usare creme con fattori di protezione a doppia cifra. Ma è proprio vero che è necessario astenersi dal piacere di rosolarsi sulla sabbia dopo una bella nuotata? Sentiamo il parere della specialista.
«A beneficiare del lato positivo del sole sono anzitutto gli adolescenti» afferma la dermatologa Magda Belmontesi, docente alla Scuola superiore di medicina estetica Agorà, a Milano. «Il sole, infatti, favorisce il miglioramento dell’acne giovanile in forma lieve, quella con la classica presenza di brufoli e comedoni su viso, spalle, dorso, torace e décolleté.
La sua azione antinfiammatoria, specie se associata all’acqua di mare, aiuta ad asciugare brufoli e punti neri. Inoltre, durante le vacanze estive, l’acne tende a ridursi perché lo stress psicofisico si abbassa. Tutto, senza dimenticare le elementari norme di prudenza: applicare una crema protettiva adatta al proprio tipo di pelle ed evitare di esporsi in maniera continuativa nelle ore centrali della giornata, per scongiurare danni da raggi UV e colpi di calore».
A difesa delle ossa
«In età matura, l’esposizione al sole diventa determinante perché favorisce la sintesi della vitamina D, responsabile del fissaggio del calcio nelle ossa» osserva la dottoressa Belmontesi «tanto più che negli ultimi tempi si è visto un peggioramento del livello di questa vitamina, maggiormente nelle donne, a causa delle diete fai-da-te e di un apporto nutrizionale squilibrato. Per tutti resta valido il ruolo delle endorfine: stando al sole ci si sente meglio, aumenta il buonumore, si è più ottimisti e si ha più voglia di fare. Se l’assorbimento del calcio favorito dal sole funziona, questo non significa rinunciare a proteggere la pelle con un spf adeguato al proprio fototipo per mantenere un’abbronzatura luminosa, prevenire le macchie e combattere l’invecchiamento cutaneo».
Con le ali ai piedi
C’erano una volta le sabbiature, un rimedio diffuso per combattere i dolori articolari sfruttando il calore della sabbia asciutta. Oggi, un beneficio alla portata di tutti è camminare sulla battigia del mare con l’acqua all’altezza delle caviglie: l’effetto caldo-freddo favorisce la circolazione, è un piacevole intervallo allo stare immobili al sole, garantisce un temporaneo sollievo alle temperature elevate e aiuta a combattere cellulite e ritenzione idrica.
Come una medicina
Quando ci stendiamo al sole, il messaggio che riceviamo dal nostro corpo è un segnale da ascoltare. Il senso di benessere corrisponde a verità (ferma restando la moderazione), ed è dimostrata un’azione benefica anche in molte patologie della pelle: «Facendo il bagno in mare e lasciando asciugare la pelle per qualche minuto al sole, la psoriasi tende a migliorare fino a scomparire completamente, almeno per qualche tempo» conferma la dermatologa. «Limitatamente ai climi secchi e ventilati, al mare o in alta montagna, il sole è terapeutico anche nelle forme di dermatite atopica. Bagni termali e rilassamento psicofisico, sempre associati a un clima secco, sono un ulteriore aiuto. Nella vitiligine, sfruttando i raggi solari, con adeguata terapia medica e applicando una specifica protezione, è possibile favorire la stimolazione della melanina e il rilancio nella produzione del pigmento della pelle con attenuazione delle macchie più chiare».