Si torna a parlare con una certa preoccupazione del virus del Nilo Occidentale (il West Nile Virus, WNV), perché quest’anno la trasmissione del virus in Italia e nel sud dell’Europa è iniziata prima del previsto, insieme a un altro patogeno, il virus USUTU, anch’esso trasmesso dalle zanzare e anch’esso capace di causare patologie neurologiche. Sono online il piano di sorveglianza messo in atto dal Ministero della salute e la pagina degli aggiornamenti a cura dell’Istituto superiore di sanità. Qui sotto, riproponiamo un contenuto di luglio 2017 sul WNV, sulle sue modalità di trasmissione e sui suoi percorsi di diffusione in Italia.
Il virus segue il corso del Po e dei suoi affluenti, migrando con gli uccelli, trasmesso con le zanzare: ricercatori dell’Università di Milano hanno ricostruito la mappa della diffusione del virus del Nilo occidentale (West Nile Virus, WNV), causa di una febbre che in una minoranza di casi può sfociare in sintomi neurologici gravi e perfino nella morte.
CHE COS’È. Il virus, che non si trasmette da persona a persona, si diffonde attraverso la puntura delle zanzare, in particolare della specie Culex, che si sono precedentemente nutrite col sangue di uccelli infetti, che rappresentano il serbatoio principale del virus. Anche i cavalli e altri mammiferi, oltre alle persone, possono essere infettati dalle zanzare.
Nella maggior parte dei casi l’infezione è asintomatica (non presenta sintomi, non dà segno di sé) ma nel 20 per cento circa dei casi il virus può provocare una sindrome con febbre, mal di testa, nausea, vomito, dolori muscolari. In una percentuale ancora minore, attorno all’uno per cento, può dare sintomi più gravi, dal disorientamento alla debolezza muscolare, fino alla paralisi e al coma, con danni neurologici a volte permanenti. In un caso su mille può provocare una gravissima encefalite.
DALL’AFRICA AL RESTO DEL MONDO. Il virus è stato identificato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nella regione del Nilo Occidentale, da cui prende il nome. Fino a metà degli anni Novanta le infezioni documentate tra le persone sono state sporadiche, poi, nel 1994, si è avuta un’epidemia in Algeria, e nel 1996 una in Romania, con un alto numero di casi gravi.
Fonte: Focus Salute